“Sii senza limiti, senza forma, come l’acqua.” Bruce Lee
Veniamo da un mondo in cui si la “corsa al metodo” ha caratterizzato per anni la gara all’esclusiva dell’allenamento perfetto.
Fortunatamente ora le televendite di AB ROCKET e TESMED sono praticamente estinte quindi vediamo il lato positivo del progresso. Certo è che si può rendere la nostra prospettiva più interessante e cercare di guardare oltre.
Fare l’insegnante, soprattutto quando si ha a che fare con il corpo delle persone, lo considero un’Arte vera e propria e sono convinto che bisogna essere esperti in sei aree principali:
Tecnica e Teoria
Pratica e Allenamento
Psicologia
Empatia
Comunicazione
Linguaggio del corpo.
Non ci si può improvvisare “insegnante” e tante volte, questo lavoro è più una vocazione che una professione. Bisogna AMARE il trasmettere benessere alle persone.
Il Personal Coaching è una delle professioni più elastiche di questo mondo nel senso che chiunque, potenzialmente, può fare questo mestiere.
Questa dinamica ha aspetti sia positivi sia negativi:
Negativi perché a differenza del medico chirurgo, dove non è sufficiente un brevetto di tre mesi per definirti tale, con il personal training basta idealmente iscriversi a un corsetto online per schiaffarsi l’etichetta sul pettorale sinistro.
Questo è il danno principale di questo lavoro: chiunque può improvvisarsi Coach senza a volte nemmeno sapere l’importanza delle sei aree viste prima.
Troppe volte e in troppi casi esistono “professionisti” che non hanno la minima idea della teoria che sostiene un certo movimento o non hanno macinato abbastanza esperienza per poter insegnare correttamente quello che vogliono, non sanno comunicarlo nella maniera ideale, non riescono a entrare in empatia con le esigenze del cliente non cogliendo le ansie e le inibizioni che spesso accompagnano il passato della persona e ignorano completamente il modo in cui si atteggiano con il proprio corpo, alle volte apparendo troppo pieni di sé o all’opposto, troppo incerti in quello che dicono.
Ma, non tutti i mali vengono per nuocere.
Chi ama insegnare, ama stare a contatto con le persone per la loro salute, può appunto sistemarsi “burocraticamente” attraverso un brevetto che consenta a lui di ottenere la qualifica in grado di operare, e poi, a differenza di altre facoltà che necessitano di una laurea, può proseguire la sua formazione in autonomia.
Tutto questo non significa ovviamente che non si debba investire economicamente!
Significa evitare un percorso standard come l’università dove non si cura l’esigenza del singolo, ma scegliere il percorso esperenziale più adatto a quello che si vuole fare, considerando le aree in cui si è più carenti.
Facciamo degli esempi:
Se si è atleti professionisti, converrà investire in libri e/o corsi che spieghino teoria e tecnica del corpo, del movimento e dell’allenamento.
Se invece si è già osteopati e l’anatomia del corpo è ai massimi vertici, occorrerà fare l’opposto e farsi seguire da professionisti che aumentino il potenziale di movimento in diverse aree e discipline.
Se si dispone di entrambe queste qualità, sarà utilissimo approfondire l’aspetto legato alla psicologia e la comunicazione; fondamentale per insegnare qualsiasi cosa.
Insomma, la rivoluzione è proprio questa: creare in noi stessi una figura professionale tale da riuscire ad adattarsi al cliente e alle sue esigenze considerandolo in primis una persona caratterizzata da mille aspetti differenti e unici.
Se stai iniziando ad avvicinarti a questo mondo incredibile, hai la possibilità di distinguerti e fare la differenza.
Bisogna imparare dal corpo che non è una struttura statica, fissa, rigida ma vive di continui adattamenti e si riorganizza sempre in base agli aspetti psicologici ed emotivi che lo governano.
Possiamo noi Trainer non considerare questo fattore? Possiamo trattare il corpo come una macchina?
Si, se vogliamo essere blasfemi nei suoi confronti.
E’ il metodo a doversi adattare alla persona e non il contrario.
Se si vuole essere dei Professionisti del movimento con la P maiuscola nel mondo del Coaching, è indispensabile non essere specifici e come dico spesso, non identificandosi in nessun metodo bisogna dotarsi di un astuccio ricco di colori in grado di poter dipingere al meglio sul cliente l’allenamento ideale per lui.
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